Il palazzo imperatorio era un bordello, dove Nerone, Commodo ed Eliogabalo furono più turpi che meretrici: e se si guarda dentro le camere degli stessi imperatori più lodati, si vede Adriano impazzire per Elio Vero e per il bellissimo Antinoo, mentre la moglie Sabina infamasi per vendetta: si vedono le due Faustine, l’una moglie del buono Antonino, l’altra del filosofo Marco, rotte in libidini quanto Messalina.
X. Le città greche per contrario serbando leggi, magistrati, culto ed usanze municipali lasciate loro dai Romani, quanto più piccole erano, tanto più modeste e meno corrotte. Atene, antica e tranquilla stanza di studi e di gentilezza, accoglieva i giovani di ogni paese, che ivi andavano a studiare sapienza ed eloquenza. Il suo popolo riteneva lo squisitissimo senso dell’urbanità, parlava ancora la lingua di Aristofane; ascoltava i filosofi disputare, e gl’intendeva e li giudicava sennatamente; andava a teatro per ascoltare i drammi dei suoi poeti, ai tribunali per udir gli oratori; gloriavasi del suo Areopago, dei misteri celebrati con tanta solennità, dei monumenti maravigliosi delle arti; ma era molle ed inetto, incredulo e cianciatore, aveva perduto la forza, la ricchezza, l’attività e la fede dei padri suoi. Le altre città elleniche piccole e di poca ricchezza e di pochi vizi, serbavansi modeste col lavoro e l’industria, e gareggiavano tra loro solamente nei giuochi solenni, poco curando gladiatori e cocchieri, perchè spettacolo senza mostra d’ingegno non piacque ai Greci se non tardi assai.
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