E chiunque si fa a leggere i greci scrittori, non deve scandalizzarsi di quel loro parlare non pur libero ma sbarbazzato, considerando che era senza ipocrisia, e che anche dalle lordure essi dispiccano luce e bellezza. Chi fosse vissuto nel secondo secolo non avria biasimata la libertà d’uno scrittore greco, vedendo pubblicamente le pazzie superstiziose di Adriano, le lascivie dei due Veri, i furori meretricii di Faustina in Gaeta, e le infamie di Commodo.
RELIGIONE.
XII. Sebbene la religione dei Greci e quella dei Romani fosse il politeismo, pure l’una era ben differente dall’altra. La romana era intimamente unita allo stato, istitutori e sacerdoti ne furono i re, conservatori i patrizi; religione del jus, che nasceva da Jous - pater, dio ottimo, massimo, statore, che sedeva sul Campidoglio a conservare l’impero. La greca era unita all’arte, e però istitutori sacerdoti e conservatori ne furono i poeti ed i savi: religione del bello, in cui principale iddio era Febo, phaos biou, luce di vita, il sole che genera tutte le cose e le abbellisce, e la luce intellettuale che crea le arti, trova la sapienza, predice l’avvenire, diffonde la civiltà tra gli uomini. Quindi la religione romana visse con lo stato; l’impero e Giove capitolino caddero lo stesso giorno: la greca visse con l’arte; e, se finì di esser religione quando il greco trasse novella vita da una credenza più razionale, essendo ella unita all’arte che è eterna, rimase e rimane ancora viva nella bellezza dell’arte. Ora è da considerare la religione greca, e specialmente quale era nel secondo secolo.
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