Dalle quali, come pianta nascente che ributta le prime fronde, il Cristianesimo si andò spogliando, e così crebbe e dilargossi, ed i savi si ricoverarono sotto la sua ombra benefica, e si cibarono sicuramente dei frutti di quest’albero della vita. Non bisogna dimenticare di distinguere quale esso fu dapprima, e quale dappoi: nè bisogna credere così ciecamente a quello che si dice, che esso dapprima fu migliore che dappoi; per costumi sì, perchè i cristiani eran pochi e ferventi di fede; per dottrine no, appunto perchè pochi ed ignoranti. La lettera di Adriano riferita innanzi è una fedele dipintura della confusione religiosa che a quel tempo era non pure in Alessandria, ma in moltissime altre città, e in Roma stessa. In mezzo a quella gran confusione, un uomo di senno che fare, che scegliere? A noi venuti dopo tanti anni, e tanto lontani dalla vita e dai costumi veri di quel secolo, pare facile indicare la scelta a farsi: ma chi viveva allora, e stava in mezzo alla corruzione, alla rilassatezza, alla ferocia, al fanatismo, alla stoltezza delle sètte, se era uomo di senno si asteneva da scegliere, stavasi a parte con la sua ragione, e rideva, o compativa al povero genere umano, che cieco andava brancolando nel buio, per trovare a che afferrarsi e sostenersi. Biasimeremo noi Tacito, Plinio, Plutarco, Epitteto,
Marco Aurelio, e Luciano, cioè gl’intelletti più eminenti del secondo secolo, perchè non furono cristiani? Ma e il Cristianesimo allora aveva tanta luce, si era spiegato in tante verità, da farsi conoscere e però seguire da questi uomini?
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