La dottrina di Epicuro intesa nel suo più largo senso, come certo l’intendeva il temperatissimo e savio suo fondatore, la dottrina del piacere non pure fisico ma intellettuale e morale come sommo bene dell’uomo, è la dottrina più veramente greca fra tutte le altre, perchè è l’espressione della vita greca, di ciò che i Greci sentivano e facevano; di che Epicuro trovò l’idea principale, e ne formò una dottrina. Ma i puri e nobili godimenti intellettuali e morali non erano per tutti, e chi poteva goderne, li trovava assai scemati per la perduta libertà, il guasto costume, il sentimento religioso distrutto, le arti scadute: i soli godimenti fisici restavano facili e voluti dai principi come strumenti di servitù: e però godere di questi soli, fu tenuto sapienza epicurea. Così fu calunniato un grande e virtuoso filosofo, come autore di una dottrina che pone a sommo bene il piacere sensuale, e fa dell’uomo una bestia docile ad ogni tirannide. Ma noi vediamo che pochi sennati uomini che conoscevano la vera dottrina, ebbero in grande venerazione il filosofo osservatore profondo della natura e valentissimo nelle conoscenze fisiche: la moltitudine sciocca ne spregiava il nome, e spregiava sè stessa che bestialmente vivea.
Contro questa corruzione, e contro la dottrina che indirettamente l’aveva originata, surse tra le altre la magnanima dottrina degli Stoici: i quali insegnavano, che soli piaceri veri sono gl’intellettuali, sola forza vera è la ragione, che il solo savio è libero, è ricco, è bello, è forte, è re, ed ogni cosa, che tutti gli sciocchi sono servi, tutti i delitti sono eguali; che niente è lecito fare, neppure levare un dito, se la ragione nol concede.
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