Lo schietto buon senso gli basta per questo giuoco. Se qualcuno piglia sul serio questi errori e queste fantasie, e le tiene per verità, ei lo motteggia e ne ride: ma se qualcuno le adopera per ingannare i semplici, allora egli con l’ira dell’uomo onesto si scaglia contro l’impostore, e non lo deride ma lo ferisce davvero. Egli adunque non tocca nè politica, nè cristianesimo: il suo concetto antireligioso riguarda schiettamente il politeismo greco.
XXXIII. Questo concetto, molto più antico di lui, era generalmente diffuso tra i Greci per opera dei filosofi e degli artisti, e fu espresso in una forma bella e popolare principalmente da Aristofane. Dopo sei secoli Luciano riprodusse il concetto medesimo più largo e compiuto, ma in una forma meno artistica, siccome richiedeva la natura stessa del concetto e la condizione dei tempi. Il concetto antireligioso di Aristofane è spontaneo, nasce dalla natura stessa di quel politeismo; ed il poeta, come il popolo, lo esprimeva e non se ne rendeva ragione: non è mai principale, ma secondario, non istà da sè spiccato e solo nella commedia, ma è unito ed armonizzato ad altri, specialmente al concetto politico, che domina e unisce intorno a sè tutti gli altri. Aristofane non si propone per iscopo di beffare gli Dei, ma li motteggia e ne ride come gli viene in taglio così leggermente, e come fa il popolo che morde ogni specie di persone, e i suoi magistrati, ma non vuole tocche le sue istituzioni; che libero e credente vuole esercitare sovra ogni cosa il suo buon senso, e s’irrita contro chi vuole torgli la libertà pienissima di credere e non credere a modo suo.
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