(Vedi il primo dialogo de’ morti.) Egli non solamente sa di non sapere nulla, ma sa che il sapere è nulla, e ride di coloro che credono di sapere. Questo sapere è interamente negativo, ed il suo concetto è fuori della scienza. Sempre e per tutto la moltitudine vuol trovare la verità nel mondo sensibile che è il mondo delle apparenze, e non intende che ella è puro pensiero, e non si trova che nel mondo del pensiero. La scienza campeggia in una regione libera e superiore, e non ritiene del mondo inferiore che il solo linguaggio da lei adoperato in senso diverso dal comune: e per il solo linguaggio, che la moltitudine crede d’intendere, ella può essere beffata, perchè presenta molte apparenti contraddizioni. Ma ella era giunta nello scetticismo a negare sè stessa e distruggersi; Menippo era stato filosofo, e non era più, aveva conosciuta la scienza intimamente e l’aveva abbandonata; quindi il concetto antifilosofico di Luciano non è interamente volgare, ma trova un riscontro nella scienza, e si accorda pienamente con la condizione dei tempi. Esso è rappresentato in due modi: nel modo volgare, che è poetico, e che adopera le arme del volgo, la satira delle parole frantese, come si vede nella Vendita; e nel modo scientifico, che è quello degli scettici, e adopera l’arme della scuola, il sillogismo ed il dialogo, come si vede nell’Ermotimo. Non dobbiamo credere che Luciano fosse così nemico della scienza o digiuno di essa, che egli non sapesse ravvisarla in nessun uomo del suo tempo.
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Vedi Menippo Luciano Vendita Ermotimo Luciano
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