Nigrino e Demonatte sono due belle e nobili figure di sapienti, dei quali il primo è caro ai giovani perchè vivente esempio di virtù intelligente in mezzo ad un secolo corrottissimo: l’altro è un amabile savio, che vive in mezzo al popolo, fa della scienza una pratica, ed è simile a Menippo ed agli antichi e modesti savi. Luciano beffa la filosofia, non come il volgo che beffa ciò che non intende, ma perchè egli la conosce bene secondo il suo tempo, ed egli è il Menippo che è stato filosofo, e poi vecchio si ride della filosofia e dei filosofi. Ora questo avere conosciuto bene è cagione della forza e novità della satira, e dell’amarezza con cui si versa contro i filosofanti: avendo conosciuto bene le dottrine, vedeva meglio quanto esse discordavano dalle azioni. Insomma il suo concetto è filosofico e volgare insieme, come la sua forma è mista del dialogo filosofico e della commedia: la quale unione è cagione della bellezza del concetto e della forma.
Aristofane diede anch’egli la baia ai filosofi; e nelle Nuvole ci rappresenta Socrate: è bene fermarci un poco a considerare questa rappresentazione volgare della filosofia, e paragonarla a quella anche volgare fatta da Luciano nella Vendita, che è un assai bel dialogo. Nella commedia di Aristofane tu vedi tutto il popolo Ateniese che si move e si agita, coi suoi costumi, le sue leggi, i magistrati, gli oratori, le liti, gli usurai, i giovani scapestrati, la libertà popolare, l’allegria, i giuochi, il culto, gli Dei tutti di Atene; ed in mezzo a questo mondo vitale ed operante, Socrate sospeso in un corbello passeggia l’aere, e contempla e adora le Nuvole, sue divinità: bizzarra e leggiadra immagine di un sapere vano in mezzo ad una realtà sì piena.
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