Le Nuvole non sono la filosofia in generale, ma la filosofia d’un filosofo, il quale insegna artifiziosi e sottili parlari per abbindolare la gente, vincere ogni specie di liti, ingannare la giustizia, negare gl’iddii e ad essi sostituire nomi vani. Io non so se Socrate fu quale Aristofane lo dipinge innanzi a tutto un popolo che udiva e vedeva il filosofo, o quale lo dipingono i suoi discepoli: forse l’uno trasmodò per ira, come gli altri per amore. Il poeta, come il popolo, vede che gl’insidiosi parlari, le trappolerie, le sottigliezze che si fanno giuoco della giustizia e degli Dei, sono diventate un’arte, sia quest’arte dei sofi o dei sofisti non importa, essa c’è, ed è un male, e il popolo lo chiama filosofia, e lo attribuisce a Socrate che è più famoso e parla con certa malizia. Questo male Aristofane vuol rappresentare nella vita del popolo; quindi ti fa vedere come quelle vane disquisizioni sorprendono il retto senso degli uomini semplici, confondono il vero ed il falso, il giusto e l’ingiusto, offendono la morale pubblica, pervertiscono il costume, offendono gli Dei e gli uomini; e ti presenta un giovane che avendo appresa la costoro scienza, trae a filo di ragionamento la conseguenza che egli può battere suo padre, e lo batte, e dimostra che fa bene. Così lo scopo della commedia è altamente morale, ed il concetto della filosofia è particolare, ma in piena armonia con la vita ateniese, e però vivo di bellezza e di poesia. Nella Vendita il concetto è generale: si deride tutta la filosofia nelle sue varie forme, si espone la dottrina di ciascuna setta, e se ne beffa la parte esterna e ridicola.
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