E nel Zeusi leggiamo che la novità dei pensieri negli scritti suoi tanto lodata dagli altri, non era gran cosa per lui, che voleva si pregiasse l’armonia di essi, e la convenienza, e la verità, e la semplicità e leggiadria dell’espressione. Ma egli non ha bisogno di parlare dell’arte: perchè la mostra nelle sue opere, ed insegna come si deve adoperare. Sdegnando le frivolezze e le sciocchezze degli scrittori contemporanei, e riguardando nei buoni antichi, egli credeva che l’arte non dev’essere oziosa, ma avere uno scopo utile e civile: però a correggere i costumi e le opinioni del secolo corrotto, e a fargli intendere la verità e lasciargliela fitta nel cuore, egli prende a deriderlo, a destarlo dal sonno indolente, a scuoterlo da tante vergogne. Due cose gli stanno sempre innanzi la mente, e non può dimenticarle mai, perchè sono le più grandi ed importanti per un Greco, la scienza e la religione; le quali egli assorbisce nell’arte, e con l’arte le tratta e le rappresenta. Ben egli sente il valore di quel che fa, e l’uffizio che egli adempie, sente la dignità dell’uomo greco, che è artista e savio; e si duole che questa dignità, questo primato intellettuale si vada perdendo per la viltà di alcuni che si mettono a mercede de’ ricchi signori romani: ed a castigare la viltà greca e l’alterigia romana scrive un bel libro, e adopera l’arte a vendicare la dignità dell’arte.
Insomma i tre concetti che Luciano ci presenta della religione, della scienza, e dell’arte del suo tempo sono tutti e tre negativi: i positivi opposti a questi rimangono dentro di lui; noi li intendiamo, ma egli non li esprime o appena li accenna.
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Zeusi Greco Luciano
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