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      Tu ci vedi il mondo della filosofia e della religione rappresentato a gran tratti, la scena è il cielo e la terra, il tempo è il passato ed il presente, i personaggi sono Dei ed uomini, esseri reali e fantastici, tutti si muovono ed operano e parlano, e la parola è breve e viva: ma tutto questo mondo è vuoto dentro, si scioglie in un breve riso, e si stringe in un breve dialogo. Questo dialogo drammatico appartiene interamente a Luciano; e tutte le sue opere per questo si chiamano confusamente dialoghi, quantunque non tutte abbiano questa forma. La quale non fu da altri seguita nè imitata, perchè mutati i tempimutarono anche i concetti e le forme di essi. Per scrivere dialoghi come questi di Luciano non basta essere scettico, ed avere gran dovizia di motti e di piacevolezze, esser facile scrittore ed arguto ed elegante, e tutto quello che vuoi, ma bisogna trovarsi in un tempo come quello, e sentirsi libero e superiore ad un mondo con cui scherzare. Quando egli tratta dell’arte, nella quale crede e non può sentirsi libero, non adopera mai la satira drammatica, ma la discorsiva, come nelle opere Di quei che stanno coi signori, Del modo di scrivere la storia, la Storia vera, il Precettore dei retori, il Giudizio delle vocali, l’Encomio della Mosca. Di rado usa il dialogo; e se gli viene il capriccio di rappresentare le sciocchezze che alcuni fanno nell’arte, e delle quali egli si sente liberissimo, allora solamente usa il dialogo drammatico che gli viene spontaneo, come nel Lessifane.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Primo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1861 pagine 494

   





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