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      Un’idea breve ma lucida e brillante, un pensiero arguto, un capriccio, e talora un motto, un’immaginetta sì viva che un pittore potrebbe ritrarla, un moto d’affetto, una fantasia, una piacevolezza è espressa in ognuno di questi dialoghetti: taluno dei quali è uno schizzo d’un’opera maggiore; come il dialoghetto tra Minosse e Sostrato contiene un pensiero che è stato largamente trattato nel Giove confutato. Io credo ancora che i mimi siciliani non erano così brevi, e che Luciano li raccorciò e fece questi, come raccorciò la commedia di Aristofane e fece il suo dialogo: e forse il Giudizio di Paride, ed il Caronte sono lunghi quanto i Mimi. Luciano usò questi dialoghetti invece dell’epigramma comune e gradito al secolo molle, e invece di tante altre forme nane e sconce usate dagli Alessandrini nei componimenti satirici, come i silli, gli uovi, le scuri, gli altari.(14) Di forma più larga e più libera dell’epigramma, questi dialoghetti sono capaci di maggiori bellezze, sono poesie schiette, tranne il verso, e ci presentano una finitezza e leggiadria di stile inimitabile ed unica, una freschezza, una fragranza, una vita che ti ristora e t’innamora. E questa forma sì vaga non ornava concetti frivoli. Non le pastorellerie, le sdolcinature e le adulazioni di Teocrito, che furono imitate da Virgilio, piacciono a Luciano, il quale usa l’arte non per adulare potenti e dilettare oziosi, ma per correggere gli errori comuni ed insegnare piacevolmente il vero. Però ti trasporta seco in cielo e ti mostra i pettegolezzi e le vergogne degli Dei, massime di Giove, tanto spregevole lassù, tanto temuto quaggiù: poi ti fa scendere nell’inferno, e quivi giudichi gli uomini ed i fatti che sono stati, e nel passato vedi riflesso il presente; altri uomini ed altri tempi, ma gli stessi errori: poi ti rapisce seco nella libera e lieta regione dell’arte, finisce alcuni quadretti che Omero lasciò abbozzati, ti mostra Perseo bambino che guarda il mare e sorride ignaro della sua sventura, poi garzone volatore che libera Andromeda bellissima legata allo scoglio, e ti pare di seguire quella pompa nuziale che accompagna Europa portata dal toro in mezzo al mare.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Primo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1861 pagine 494

   





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