Il Bacco poi, e l’Ercole, e l’Ambra sono dell’ultima sua età, di vena purissima, di maturo senno e piacevole. In tutte quante si scorge la stessa maniera, che è di trovare una storia, una tradizione, una favola, una finzione qualunque, la quale abbia una relazione con la cosa che si vuol dire, e che per sè stessa è piccola, e con un paragone viene ad essere ornata ed aggrandita. Questa maniera usata da chi ha poco a dire, e dai retori, e dai giovani, è pericolosa perchè conduce facilmente nel falso, essendo ben difficile trovare storia o finzione che quadri bene alla cosa, non sia più grande nè più piccola, e che il legame tra loro si vegga naturale e spontaneo. Nel Sogno, nell’Ercole, nel Bacco, e nell’Ambra la finzione è bella, ha un certo ardire di novità, ed è perfettamente accomodata al soggetto; e si passa dalla finzione al soggetto con bel modo, anzi nella finzione stessa lo vedi già trasparire; sicchè nella scelta di queste finzioni e nel modo di presentarle tu scorgi il giudizio e l’arte d’un uomo già maturo. Ma nelle altre dicerie vedi un giovane che si lascia trasportare dal suo ingegno, e purchè trovi una finzione bella, non si cura troppo se ella sia o no conveniente al soggetto, la vagheggia, l’adorna, se ne compiace di troppo, come è quel quadro della Centaura nel Zeusi, e l’incontro di Anacarsi e Tossari nello Scita; e talvolta non si contenta di una finzione o di una storia sola, ma ne trova due, senza una necessità, soltanto per trasmodanza di fantasia, come nell’Erodoto e nel Zeusi.
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