Onde io non consento affatto col Weise, il quale afferma che l’obbiezione è sciocca, l’introduzione quasi manca del senso comune, e lo scritto non è genuino.(16) Io per contrario ci vedo Luciano schietto, sempre satirico, che usa quella rettorica appunto per rendere più ridicola la sciocca obbiezione di coloro che si credevano di averlo colto in fallo, e di poter satireggiare il satirico; che vuol dimostrare appunto che quelli che lo riprendevano mancavano del senso comune. La natura del suo ingegno era cosiffatta che subito e prima d’ogni altro ei vedeva il ridicolo nelle cose, e lo presentava per dilettarsene; quando aveva riso a bastanza, allora parlava serio. Or questo procedere della mente, questo mescolare il ridicolo ed il serio, io lo vedo qui come in altre sue opere: ci vedo spontaneità e leggiadria di stile: che altro vorrei per tenere genuina questa Apologia, e degna di Luciano?
XLV. Un’altra specie di apologia è lo Sbaglio in un saluto. Un uomo potente, forse un capitano d’eserciti, era ammalato: Luciano una mattina va a visitarlo, e invece di dirgli chaire, godi, che era il saluto mattutino, gli dice hygiaine, sta sano, saluto della sera: v’era intorno molta gente, che si messe a ridere di questo sbaglio. Luciano vuol dimostrare che infine ei non ha sbagliato come si crede, allega con buon garbo molti esempi ed autorità, con le quali pruova che si è detto in un modo e nell’altro. E se ora non s’usa più, il che non è vero interamente, non importa; perchè meglio m’è venuto detto ad un ammalato sta sano, che godi, e ringrazio gli Dei che mi hanno messo su la bocca questa parola di buono augurio; che forse Igea ed Esculapio mi hanno ispirato essi, e ti promettono la sanità per la bocca mia.
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