Pagina (102/494)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Egli ha la pazienza di ascoltare per alquanto tempo, ed ode le più nuove sciocchezze del mondo nelle più sformate parole: gli viene pietà del poveruomo, lo crede pazzo, e chiama un medico per curarlo. Gli danno un farmaco, e quei vomita tutto quel parolame guasto che si aveva ingollato. Purgatolo di quella roba e di quella pazzia, Luciano gli dà pochi e savi avvertimenti come si ha a parlare con garbo per farsi intendere e piacere. Così, dopo la dipintura del brutto, viene un raggio di bello, dopo la satira che ti fa ridere, viene un consiglio savio che ti giova, e ti lascia nell’anima una verità. Mi viene il sospetto che in questo dialogo sia rappresentato qualche vanitoso che voleva sgarare non Platone, ma Luciano proprio, il quale vedendo il pazzo rivale che gli si leva contro, se ne ride, e lo tratta come un bimbo dandogli uno scappellotto. La maggior parte delle opere piacevoli sono fatte sempre per un’occasione, la quale, se non è conosciuta, non si può gustare interamente la bellezza dell’opera. Io cerco d’indovinare l’occasione; ma è assai difficile a tanta distanza di tempo anche il congetturare.
      LIV. Se il Lessifane è un dialogo drammatico che ci presenta una satira piacevole, costumata, utile, ed un’opera veramente d’arte che non può tradursi esattamente, il Pseudosofista, non può tradursi affatto: e non è gran danno se io l’ho tralasciato. Un sofista crede di non fare solecismi quando ei parla, e di saper conoscere quelli che altri fa. Luciano gli parla, ne fa a posta, e quei non se n’accorge.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Primo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1861 pagine 494

   





Luciano Platone Luciano Lessifane Pseudosofista