Questa maniera schietta e naturale usata da Plutarco nel narrare le vite degli uomini illustri, è più efficace a dipingere la vita privata e modesta di un filosofo. Io per me credo che questa operetta sia di Luciano, perchè ci vedo la sua idea, e la sua maniera: solamente lo stile mi fa sospettare che ei la scrisse giovane, e pieno la mente dell’immagine di quel buon vecchio che gli Ateniesi amarono ed onorarono sinceramente anche dopo che fu morto. E vedo ancora che nei motti e nelle piacevolezze del filosofo è nascosto lo scrittore satirico, il quale si piace e si diffonde a riferirli.
LVIII. Il trattatello Di non credere facilmente alla Dinunzia ha un concetto morale ed utile alla vita, una forma discorsiva piacevole ed elegante, ed è composto benissimo, come dice il Weise. Il che a me non pareva interamente quando io lo voltavo in italiano. Imperocchè giunto a quel luogo dove dice che il dinunziante talvolta può essere un uomo dabbene e giusto, come fu Aristide che calunniò Temistocle, e come fu Ulisse che insidiò Palamede, soggiunge queste parole: Che si dirà di Socrate ingiustamente calunniato appo gli Ateniesi, come un empio ed un insidiatore? e di Temistocle e di Milziade, che dopo cotante vittorie vennero in sospetto come traditori della Grecia? Ci ha mille esempi, e quasi tutti conosciuti. Le quali parole non si accordano punto ai concetti precedenti, perchè gli uomini giusti che talvolta possono calunniare non han che fare con Socrate, Temistocle e Milziade che furono calunniati.
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