Primo è venduto Pitagora, il quale parla nel suo dialetto giono di Samo; lo comperano per dieci mine trecento Italiani della Magna Grecia, dove le dottrine di quel filosofo ebbero più voga. Poi viene Diogene con la sfrontatezza e sacciutezza dei Cinici: uno offre per lui due oboli, e vuole servirsene per rematore o per guardian dell’orto: glielo danno per torsi dattorno una molestia. Aristippo non trova compratori, perchè l’usare di tutto, il raccogliere piacere da tutto è dottrina che non giova, nè è onesta. Così ancora non trovano compratori Democrito, pel quale niente era serio, ed Eraclito pel quale tutto era troppo serio: concetto profondo che significa come il riso ed il dolore sono indivisi. Viene Socrate, il cui sapere è umano e riguarda il costume, però è venduto per il maggior prezzo di due talenti; e lo compera Dione Siracusano, che fu amico non di Socrate ma di Platone, e lo chiamò in Sicilia, e lo riscattò dai pirati che lo avevano preso: e questa è la ragione per la quale egli solo fra i compratori ha nome, perchè egli comperò veramente un filosofo. Lo scambio poi tra Socrate e Platone non è caso, ma fina satira, e vuole indicare come Socrate fu il vero capo della scuola che si chiamava platonica. Segue Epicuro, comperato per due mine da uno che promette dargli mangiare fichi secchi e dolciumi. Quello poi che è aspettato da più compratori, che più parla di sè e discute, è Crisippo lo stoico, venduto per dodici mine, comperato da gente grossa e di spalle forti, che più facilmente possono coprire la loro ignoranza sotto una dottrina austera.
| |
Pitagora Samo Italiani Magna Grecia Diogene Cinici Democrito Eraclito Socrate Dione Siracusano Socrate Platone Sicilia Socrate Platone Socrate Epicuro Crisippo
|