Capita nel Pireo una gran nave carica di grano per Roma: quattro amici scendono a vederla: risalendo in città, e chiacchierando della ricchezza che portava la nave, cominciano ad immaginare mirabilia, e fanno a chi desidera una cosa migliore. Il primo vorrebbe quella nave carica d’oro; il secondo vorrebb’essere un conquistatore; il terzo vorrebbe un anello che lo rendesse invisibile; il quarto, che pare esso Luciano, si burla degli altri, e dice che egli non è così pazzo da desiderar cose impossibili. Forse il fatto e i discorsi furono veri, e lo scrittore che li riferisce, li adorna di molte piacevolezze.
LXXIV. L’Eunuco ed il Convito mordono i mali costumi dei filosofi, e sono tenuti spurii senza dubbio per la grave ragione che non hanno bastante rispetto alla filosofia!
Nell’Eunuco si descrive una scena ridicola tra due filosofi che contendono in piazza innanzi ai giudici per avere il posto e la provvisione di pubblico professore, che aveva mille dramme l’anno. L’uno diceva che l’altro non poteva essere professore, perchè eunuco: l’altro sostiene che un eunuco può essere un gran savio, e ce ne sono stati, ed essendo professore fa meglio pei giovani. Entra un terzo e dice, che questi che pare eunuco fu già colto in adulterio. Tutti ridono: chi propone una pruova, chi un’altra: i giudici s’imbrogliano, e per far cessare le risa e lo scandalo, rimettono all’imperatore il giudizio di questo gran caso. — È un capriccio, ardito ed allegro, una scena accaduta in piazza e gittata su la carta così come era stata.
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