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      In queste fantasie contadinesche, e in queste oscenità non v’è pensiero, non v’è arte, non v’è altra bellezza che una dizione semplice; pregio che può avere ogni balia cui stia bene la lingua in bocca, e che racconti una novella per acchetare i bimbi. L’Asino adunque è opera di basso ed umile scrittore: e sta tra quelle di Luciano perchè sotto il nome del grande e celebrato satirico si sono ricoperte tutte le scritture mediocri che offendevano la religione ed il costume.
      XCI. Lo stesso è a dire per gli Amori, scrittura di sozza oscenità, e di stile contrario a quello dell’Asino, piena di concetti lambiccati, di locuzioni strane, di parole studiate e ricercate col fuscellino. Luciano che non rifinisce mai di riprendere il mal costume, massime nei filosofi, avrebbe egli fatto uno scritto nel quale si vuole giustificare un sozzissimo costume? Era egli uomo libero e piacevole, secondo greco, ma amava troppo l’arte, e non l’avria prostituita a tanta bruttura. Lo stile scuro, intralciato, e torto pare che sia un’espressione della coscienza dello scrittore, il quale sentiva di fare opera poco onesta, e però nel farla procede con quella peritanza che suole sempre essere in chi si mette ad una turpitudine. Ci vedi una certa ipocrisia sino nelle parole, la quale in ultimo si svela, e la maschera cade. Io non credo affatto che questo dialogo sia di Luciano, e non voglio più dirne.
     
      MIMI.
     
      XCII. Sebbene le quattro raccolte dei dialoghetti, che a me piace di chiamare Mimi, potevano essere esaminate con gli altri dialoghi, secondo ciascuno argomento, o la religione, o l’arte, o la filosofia, o il costume; pure m’è sembrato meglio ragionare di tutti insieme.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Primo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1861 pagine 494

   





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