Non faccia maraviglia adunque che Luciano artista, per uno scopo d’arte, imitando a modo suo i poeti della commedia nuova, abbia dipinto le cortigiane, e rilevato quel po’ di bene che è in tutte le creature umane anche degradate. Questo è stato fatto sempre e da buoni artisti di tutte le nazioni: e ai tempi nostri il giovane Alessandro Dumas ci ha commossi e dilettati descrivendoci i casi d’una cortigiana, La Dame aux Camelias. Per lo stile e la lingua questi dialoghetti sono d’una vivezza e d’una grazia veramente femminile.
EPIGRAMMI
XCVI. Compiuta questa lunga esposizione delle opere di Luciano, rimane a dire qualche parola degli Epigrammi che gli sono attribuiti. Epigrammata Luciani, quorum tamen haud pauca non Luciani, sed Lucilii, aliorumque potius habenda videntur, ut 4, 7, 15, 17, 20, 21, 24, 27, 29, 33.(24) E se non sono di Luciano, perchè li avete messi dopo le sue opere? Agli eruditi non pare bello e compiuto uno scrittore antico senza epigrammi, come animale senza coda: dove un povero traduttore trova il più duro a scorticare. Io concedo che Luciano abbia potuto scriverne, ma non so certo che egli ne abbia scritto, egli che nella sua forma de’ Mimi poteva meglio e più artisticamente esprimere i suoi concetti. Tra questi epigrammi ce ne ha de’ leggiadri: ma io non saprei trovare modo, o regola, o principio alcuno per discernere i genuini dagli spurii. Sicchè io dubito di tutti, e non voglio dire di alcuno: anche perchè sì piccola cosa è un epigramma, che non merita molto discorso: egli è un fiore che si fiuta e si lascia.
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