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      I concetti ho serbato fedelmente, senza curarmi punto della schifiltà moderna, perchè io non parlo io, e sento l’obbligo di far dire allo scrittore il bene ed il male che egli dice, acciocchè sia bene conosciuto da chi legge. Ho serbato ancora la forma greca se è simile alla nostra; se no, ho adoperata la nostra più schietta e propria. E come Luciano usò della buona lingua antica, e seppe essere chiarissimo a tutti, efficace, ed elegante, così anche io ho cercato di usare la buona lingua nostra, senza le goffaggini antiche, senza i lezii e le smancerie dei moderni, pigliando le parole e le frasi non pure dagli ottimi scrittori, ma dal popolo di Italia meglio parlante. Tuttavolta dove il pensiero mi comandava, ho usato parole e vecchie e nuove, e ne ho anche foggiate, perchè il pensiero da dentro forma e trasforma le lingue, e le governa secondo la sua necessità. E tanto mi sono ingegnato di esser chiaro e di fuggire ogni affettazione, che anche a talune opere tenute spurie, e che, lette in greco, ti presentano una differenza notabile di stile e di lingua, e modi oscuri e sforzati, io non ho potuto dare quella differenza; anzi dove i concetti sono scabri, io li ho renduti piani, dove le sentenze sono contorte, io l’ho raddirizzate, dove le parole sono strane, io l’ho scambiate con le ragionevoli. Per isforzi che io ho fatti, non ho potuto altrimente, non ho saputo imitar bene il male: ma sono certo che la materia, e quel colore che la materia dà necessariamente all’espressione, farà distinguere anche in italiano queste opere spurie dalle genuine.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Primo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1861 pagine 494

   





Luciano Italia