Per cinque anni vi ho lavorato continuamente fra tutte le noie, i dolori, e gli orrori che sono nel più terribil carcere, in mezzo agli assassini ed ai parricidi: e Luciano, come un amico affettuoso, mi ha salvato dalla morte totale della intelligenza. Il mio Silvio, che ha veduto questo lavoro nascere e venir su con tante fatiche, mi ha aiutato de’ suoi consigli, e ragionando meco, mi ha suggerito col suo solito acume parecchie osservazioni che io ho espresse in questo discorso. La sua amicizia mi è conforto unico nella comune sventura, io l’amo con amore di fratello, ed ammiro in lui un alto cuore ed un alto intelletto. E se queste carte un giorno potranno uscire del carcere ed essere pubbliche, io voglio che dicano al mondo quanto io amo e quanto io pregio questo mio amico.
Eppure altri pensieri ed altri dolori crudeli laceravano l’anima mia, ed io, non che attendere a questi studi, non avrei potuto durare la vita, se ANTONIO PANIZZI, Direttore del Museo Britannico, non avesse con amore di padre preso cura del mio povero figliuolo, e fatti a me grandi e singolari benefizi. Qualunque sia questa mia fatica, per suo benefizio io potei farla, e però a lui è dovuta, ed a lui l’offero e la consacro. O mio PANIZZI, voi che di senno inglese e di cuore italiano siete ottimamente contemperato, gradite questo che solamente può darvi uno che voi onorate del nome di vostro amico. Sarò contento se voi crederete che io, anche nell’ergastolo, ho cercato di fare quel poco di bene che potevo alla patria comune.
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Luciano Silvio Direttore Museo Britannico
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