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      Queste cose e più di queste ancora balbettando e mezzo in barbaro mi disse l’Arte, raccozzandole con molto studio, e sforzandosi di persuadermi. Ma non me ne ricordo più, chè la maggior parte m’è uscita di mente. E quando ella cessò, l’altra così prese a dire:
      Ed io, o figliuolo, sono l’Eloquenza, già tua amica e conoscente, quantunque tu non mi conosca bene a fondo. Quanti beni avrai diventando uno scultore, te l’ha detto costei: tu non sarai altro che un operaio, uno che lavora con la persona e in questa ripone ogni speranza della vita, un uomo oscuro, avente sottile e ignobile mercede, poca levatura di mente, nessun seguito nelle vie; non difensore degli amici nei giudizi, non terrore ai nemici, non invidiabile ai cittadini, ma soltanto un operaio, uno come tanti altri, sempre soggetto al potente, sempre a riverire chi sa parlare; vivrai la vita del lepre, e sarai boccone del più forte. E se pure divenissi un Fidia o un Policleto, e facessi molte opere stupende, l’arte loderebbero tutti, ma nessun uomo di senno che le vedesse, vorrebbe esser simile a te: chè per miracoli che tu facessi, saresti tenuto sempre un artefice, un manuale, uno che vive delle sue braccia. Ma se ti affidi a me, io primamente ti mostrerò molte opere degli antichi uomini, e i loro fatti maravigliosi, e recitandoti i loro scritti, ti farò, per così dire, conoscere tutte le cose. L’anima tua, che è sì nobil parte di te, io adornerò di molti e belli ornamenti: la temperanza, la giustizia, la pietà, la mansuetudine, la modestia, la prudenza, la costanza, l’amore del bello, il desiderio dell’onesto: chè questi sono i veri e incorruttibili ornamenti dell’anima.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Primo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1861 pagine 494

   





Arte Eloquenza Fidia Policleto