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      Ma se per lodarmi di gran finezza d’arte tu mi appicchi il nome di quel sapientissimo de’ Titani, bada che alcuno non dica che sotto la lode sta l’ironia e un frizzo attico. Oh che finezza d’arte è la mia? che gran sapere e gran vedere è negli scritti miei? È assai per me che non ti paiono di loto, e proprio degni del Caucaso. Eppure quanto più giustamente potreste essere paragonati a Prometeo voi altri grandi avvocati che splendete nelle battaglie dei giudizi. Quelle opere vostre sono veramente vive, ed animate, e calde di fuoco ardente: lì c’è del Prometeo; se non che non le fate di creta voi, ma parecchi di voi le fate d’oro. Noi altri che recitiamo queste dicerie al pubblico, noi formiamo certe povere figure; e l’arte nostra, come dicevo testè, non maneggia che la creta, come i bambolai: non v’è quel movimento, quell’espressione d’anima; non v’è altro che un po’ di diletto, e scherzi. Onde mi fai pensare che tu mi dái questo nome di Prometeo, come il comico lo diede a Cleone, quando gli disse, come ricordi:
     
      È Cleone un Prometeo dopo il fatto.(31)
     
      Anche gli Ateniesi per celia chiamavano Prometei tutti i pentolai, i fornaciai, ed ogni maniera di vasai, perchè trattano la creta ed il fuoco in cui cuociono i vasi: se mi chiami Prometeo in questo senso, hai dato giusto nel segno, ed usi bene l’acre frizzo degli Attici: chè anche le opere nostre sono pentole fragili, e se vi scagli un sassolino, vanno tutte in cocci.
      Ma qui alcuno per chetarmi dirà: Non ti ha paragonato a Prometeo per questo, ma per lodare le opere tue come nuove e non imitate da alcuno antico; come Prometeo fece quando non v’erano ancora gli uomini; egli li ideò e formò, e diede loro e vita e moto e grazia d’aspetto, e ne fu al tutto il primo fabbro; se non che un cotal poco l’aiutò Minerva, che soffiò nella creta già formata, e le infuse l’anima.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Primo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1861 pagine 494

   





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