E così si dirà che quel nome mi fu dato per farmi onore. Forse questa intenzione ci fu: ma a me non basta che io paia di far opere nuove, e delle quali non si possa dire che c’è esempio negli antichi: s’io non le facessi belle, io me ne vergognerei, e le calpesterei, e distruggerei; chè per me la novità è niente, e non m’impedirebbe distruggerle, se fossero brutte. Se non pensassi così, mi crederei meritare lo strazio di sedici avoltoi, perchè non intenderei che è molto più brutto il brutto che è nuovo.
Tolomeo figliuolo di Lago condusse in Egitto due novità, un camello della Battriana tutto nero, ed un uomo di due colori sì spiccati e distinti, che d’una metà era perfettamente nero, e d’un’altra oltremodo bianco; e ragunati gli Egiziani in teatro, mostrò loro molte maraviglie, e infine questo camello e quest’uomo mezzo bianco e mezzo nero, stimando che questo spettacolo li dovesse dilettare. Ma la gente, a vedere il camello, sbigottì, e poco mancò che non fuggissero, quantunque fosse tutto covertato d’oro, con gualdrappa di porpora, e con freno tempestato di gemme, arnese che era stato di uno dei Darii, o di Cambise, o di Ciro stesso: a veder poi quell’uomo, molti risero, ed alcuni lo ebbero a schifo come un mostro. Onde Tolomeo accortosi che non piaceva, e che gli Egiziani non ammirano la novità, ma pregiano più la bellezza e la formosità, li fece ritirare, e non tenne più l’uomo nel conto di prima. Il camello per manco di cura morissi; e quell’uomo di due colori fu donato al flautista Tespide, che aveva molto dilettato il re sonando ad una cena.
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