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      E il più strano è, che quantunque fortuna dimostri col fatto che ella si prende giuoco delle cose umane, e dica chiaro che nessuna di queste è stabile, pure a queste riguardano sempre tutti, anelano alla ricchezza ed al potere, e si pascono di speranze che non si avverano mai. Ti ho detto che di alcune cose posso ridere e spassarmi: ora ti dirò di quali. Come non ridere di quei ricchi che pompeggiandosi sciorinano la porpora, allungano le dita cariche di anella, e mostrano la loro grande vanità? E che stranezza è quella di salutar le persone con la voce altrui, credendo di far cortesia a degnarle solo d’uno sguardo? E i più superbi si fanno anche adorare, non da lungi, come è l’usanza de’ Persiani, ma uno deve avvicinarsi, inchinarsi, rappicciolirsi nell’animo e nella persona, e baciar loro il petto o la mano destra; e tutti guardano e gl’invidiano questo onore: e quel figuro del ricco stassene a ricevere per molto tempo quelle carezze bugiarde. Una sola cortesia ci usa, di non farsi da noi baciare la bocca. Ma molto più ridicoli dei grandi sono coloro che li accerchiano e li corteggiano; e che, levandosi a mezzanotte, vanno correndo per tutta la città, senza curarsi che i servi li scacciano, e li chiamano cani e adulatori. Premio di questo disonesto correre è quella disonesta scorpacciata che loro cagiona mille malanni: e dopo d’aver diluviato, dopo d’essersi imbriacati, dopo di aver dette tante scostumatezze, se ne vanno scontenti o corrucciati, e dicendo che il banchetto è stata una miseria, una spilorceria, un vero insulto per loro.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Primo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1861 pagine 494

   





Persiani