Intanto li vedi andar vomitando pe’ chiassuoli, e rissarsi innanzi ai bordelli: molti vanno a dormire a giorno fatto, e danno faccende ai medici che corrono per la città; ed alcuni (che è più strano) non hanno neppure l’agio di stare ammalati. Io per me, molto più degli adulati, tengo per birbe gli adulatori; perchè essi li fanno così superbi. Quando essi ne ammirano lo sfarzo, ne vantano la ricchezza, dall’alba si affollano innanzi alle loro porte, e avvicinandosi parlano loro come a padroni, che debbono quelli pensare? Ma se di comune accordo, anche per poco, si astenessero da questa volontaria servitù, non credi tu che anderebbono i ricchi alle porte dei poveri, e li pregherebbero di venire a vedere la loro felicità, a godere della bellezza delle mense, della magnificenza dei palagi? Essi non amano tanto la ricchezza, quanto esser tenuti beati per la ricchezza. E così è: una casa tutta sfoggiata d’oro e di avorio non piace a chi l’abita, se non v’è chi l’ammira. Così basserieno le creste, quando alla ricchezza si contrapponesse il disprezzo: ora sono adorati; che maraviglia è che insolentiscono? E che facciano questo gli sciocchi che confessano apertamente la loro ignoranza, passi pure; ma che quelli che si spacciano per filosofi, discendano anche a più ridicole bassezze, questo è brutto assai. Oh! come sento rimescolarmi l’anima quando vedo alcuno di costoro, massime de’ vecchi, misto al gregge degli adulatori, far codazzo a qualche grande che lo ha invitato a cena, e andare strettamente ragionando con lui, facendosi distinguere pel mantello, e mostrare a dito.
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