Pluto. Ei lo vuole, o caro mio. Ei sa che son orbo, e mi manda a cercar cosa sì difficile a trovarsi, e che da molto tempo non è più su la terra, e non la troveria Linceo; così è piccola ed impercettibile. I buoni sono pochissimi; i malvagi formicolano nelle città, ed hanno in mano il tutto: è più facile che questi m’incontrino, e mi piglino nella loro rete.
Mercurio. E quando li abbandoni, come fuggi sì ratto, se non sai la via?
Pluto. Ho la vista acuta e le gambe leggiere sol quando debbo fuggire.
Mercurio. Deh, dimmi un’altra cosa. Tu se’ cieco (non sì può negare), tu giallo, tu sciancato, come hai tanti amadori? Come tutti guardano te, e chi ti ottiene si stima beato, chi no, mena smanie e vuol morire? Conosco molti tanto innamorati di te, che
Da un alto scoglio nel profondo marePer disperati si vanno e gettare,(41)
credendosi sprezzati da te, e non guardati neppure una volta. Ma io credo che tu, se tu sai chi se’ tu, dirai con me che cotesti tuoi spasimati sono più matti de’ Coribanti.
Pluto. E pensi tu che questi veggano come io son fatto, zoppo, cieco, e come altro io sono?
Mercurio. Come no? forse son ciechi anch’essi?
Pluto. Non ciechi: ma l’ignoranza e l’errore, che oggi annebbiano il mondo, fanno un velo agli occhi loro. Ed ancora io per non parere sì brutto, mi metto una maschera piacevole, ornata d’oro e di gemme, e vestito sfoggiatamente, mi presento a loro: ed essi credendo vedere una bellezza vera, s’innamoran di me sino a morire, se non mi hanno. Ma se uno mi mostrasse loro tutto nudo, come vergognerebbero di non essersi accorti, anzi di avere amata sì disamabile e laida bruttezza!
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Linceo Coribanti
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