E però invece della fine clamide, la Povertà, che tu pregi tanto, t’ha messo cotesto pelliccione in dosso. Ma Mercurio qui è testimone come io pregavo Giove a non mandarmi da te, che m’odii o non mi puoi patire.
Mercurio. Vedi, o Pluto, come s’è già rabbonito? Non aver più paura, e rimanti con lui. Séguita a zappare, o Timone. E tu, o Pluto, fagli venir sotto la zappa il Tesoro, che verrà alla tua voce.
Timone. È forza ubbidire, o Mercurio, e tornar ricco. Che si può fare quando gli Dei ci sforzano? Ma vedi su quali rasoi tu riponi un misero che è vissuto finora felicissimo, ed ora senza alcuna colpa debbo riprendere tanto oro e tanti affanni.
Mercurio. Sopportalo, o Timone, per amor mio, benchè ti sia grave: almeno per far crepare d’invidia quegli adulatori. Io su per l’Etna rivolerò al cielo.
Pluto. Se n’è ito, pare: me ne accorgo al ventilar dell’ali. Tu rimani qui; io vo, e ti mando il Tesoro: mena di forza. A te dico, o Tesoro d’oro, ubbidisci a Timone, e fa che ti prenda. Cava, o Timone, affonda. Io vi lascio insieme.
Timone. Su, o zappa, fa forza, non ti stancare finchè non iscopri Tesoro.... O Giove miracoloso, o Coribanti, o Mercurio datore di guadagni, donde tant’oro? Fosse un sogno questo? Temo di svegliarmi, e di trovar carboni. Ma no, è oro, monete ardenti, pesanti, e bellissime a vedere.
O oro, il più bello acquisto de’ mortali,
Tu vinci di splendore il fuoco ardenteIn cheta notte!(42)
e in chiaro giorno. Vieni, o carissimo amor mio. Ora sì credo che Giove si mutò in oro.
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