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      E qual vergine non aprirebbe il grembo per raccogliere un sì bello amadore che le piovesse dal soffitto? O Mida, o Creso, o voti del tempio di Delfo, voi siete niente verso Timone, e la ricchezza di Timone: al quale neppure il gran re si può paragonare. O zappa, o carissimo pelliccione, i’ vi consacrerò a questo Pane. Io comprerò tutto questo campo solitario, fabbricherò una torre per serbarvi il tesoro, e l’abiterò io solo, e voglio che sia il mio sepolcro quand’io sarò morto. Sì, così voglio, e facciamoci una legge per quest’altra vita che mi rimane: Unione con nessuno sconoscenza e disprezzo per tutti: amico, ospite, compagno, l’altare della compassione, son tutte ciance: intenerirsi al pianto, sovvenire alla miseria, è un trasgredire la legge, un rovesciare i costumi: vivere solitario come i lupi: Timone solo amico a Timone. Tutti gli altri uomini nemici ed insidiatori: conversare con alcuno, sia contaminazione: e se ne vedo pure uno, quel giorno sia nefasto. Saranno per me come statue di pietra o di bronzo: messi da loro non riceverne, a patti non venire giammai: questa solitudine divida me da loro: compagni, cittadini, tribù, e patria stessa, nomi freddi ed inutili, pregiati solo dagli sciocchi. Timone sia ricco solo per sè, disprezzi tutti, goda egli solo tra sè, e fugga ogni adulazione e lode: faccia sacrifizio agli Dei, e banchetti egli solo, sia egli il suo vicino, il suo confinante, e discacci tutti. Sia legge ch’ei non porga la mano a nessuno, ancorchè debba morire e mettersi la corona in capo.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Primo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1861 pagine 494

   





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