Quando è digiuno, non c’è un bugiardo, un orgoglioso, un avaro che gli entri innanzi: è adulatore astutissimo, spergiuratore prontissimo, il più sfrontato impostore, il più compiuto ribaldo, che sa tutte le arti e le trappole della marioleria. Or te lo farò io strillare questo dabbene uomo. Oh, da quanto tempo non ti rivedo, o Trasiclete!
Trasiclete. Io non vengo da te, o Timone, come questi altri che ammirano la tua ricchezza, e ti si accalcano intorno sperando da te argento, oro, e banchetti sontuosi, adulando sconvenevolmente un uomo come te, semplice e liberale. Tu sai che con una focaccia io fo banchetto: che squisita vivanda per me è il timo o il nasturzo, e fo lusso quando l’intingo in un po’ di sale: che la bevanda mia è delle nove cannelle;(46) questo mantello piacemi più di qualunque porpora. Per amor tuo ci son venuto, per non farti corrompere dalle ricchezze, pessime e pericolosissime compagne, che sovente hanno cagionato a molti infinite sventure. Se vuoi credere a me, gettale tutte in mare, chè non sono punto necessarie a te uomo dabbene, e che puoi contemplare le vere ricchezze della filosofia. Ma non gettarle nel profondo, entra nell’acqua sino alla forcata, presso il lido, che ti vegga io solo. Se non ti piace questo consiglio, puoi sbrigartene anche meglio, distribuendole ai bisognosi fino all’ultimo obolo, a chi cinque dramme, a chi una mina, a chi mezzo talento: e se darai ad un filosofo, è giusto dargli il doppio od il triplo. Per me, non ti chiedo niente per me, ma per rinfrescare certi miei amici riarsi, basta che tu mi riempi questa bisaccia, che cape due medinni di Egina.
| |
Trasiclete Timone Egina
|