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      Ieri tu, re e padre di tutte le cose, deposta l’egida ed il fulmine, sedevi a giocare a dadi con lui, ed hai tanto di barba. Tutto questo io lo vedo, e non credere che non capisca.
      Giove. Che male è, o Giunone, baciare un fanciul sì leggiadro mentre si beve; e godere insieme e del bacio e del nèttare? Se gli permettessi di baciare una volta anche te, non mi riprenderesti più che io stimo il bacio più soave del nèttare.
      Giunone. Tu parli come un fanciullaio.(48) Non sarei io sì pazza da accostar le labbra a cotesto zanzero di Frigia, così molle e infemminito.
      Giove. Non parlar male dei fanciulli, chè questo infemminito, questo barbaro, questo zanzero, mi è più caro e desiderato.... ma via, non voglio dirtelo per non farti andare più in collera.
      Giunone. Di’ pure che te lo godi per far?... Ma ricòrdati quanti insulti mi fai per cotesto coppiere.
      Giove. Oh lui no, ma dovevam farci mescere da Vulcano tuo figliuolo, zoppo, uscito della fucina, tutto bruciato di scintille, e che allora lascia le tanaglie? da quelle mani prendere la tazza e abbracciare intanto e baciare lui, che neppur tu, sua madre, avresti cuore di baciargli quella faccia lorda di fuliggine? Quegli era più leggiadro, non è vero? Quel coppiere conveniva assai meglio al convito degli Dei: bisogna rimandar tosto sull’Ida Ganimede, che è sì pulitino, sì grazioso nel presentar la tazza con quelle manine di rosa, e, quel che più ti duole, che dà baci più savorosi del nèttare.
      Giunone. Ora è zoppo Vulcano, e non ha mani degne da porgerti la tazza, ed è pieno di fuliggine, e l’hai a schifo vedendolo, da quando l’Ida ci ha allevato questo bel zazzerino.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Primo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1861 pagine 494

   





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