Ed ora ei la sposerà nelle case di Cefeo, e poi la condurrà in Argo: onde ella invece di morte, trovò nozze che non si sperava.
2a Nereide. Non mi dispiace come la cosa sia riuscita. In che ci offese la povera donzella, se la madre per vantarla disse ch’ella era più bella di noi?
3a Nereide. Avremmo dato così un gran dolore alla madre con la pena della figliuola.
2a Nereide. Non ricordiamo più, o Dori, di queste cose, se una donna barbara ha parlato da sciocca. Le basti la pena che le abbiam data, a farla temer tanto per la figliuola. Ora rallegriamoci delle nozze.
15.
Zefiro e Noto.
Zefiro. Non mai ho veduto sul mare un corteo più magnifico, dacchè io sono e spiro. Non l’hai tu veduto, o Noto?
Noto. Di qual corteo parli, o Zefiro? e chi lo ha fatto?
Zefiro. Hai perduto uno spettacolo bellissimo; e non vedresti il somigliante mai più.
Noto. Io avevo un gran fare nel mare Eritreo; soffiavo sovra una parte dell’India, su tutto il lido di quella regione: onde non ho veduto quel che tu dici.
Zefiro. Conosci Agenore di Sidone?
Noto. Sì: il padre di Europa. Ma che?
Zefiro. Di lei appunto ti racconterò.
Noto. Forse che Giove n’è innamorato da molto tempo? Cotesto già lo sapevo.
Zefiro. Sai dell’amore: odi ora il resto. Europa era discesa sul lido a scherzare con le compagne: e Giove fattosi torello scherzava con esse, e pareva bellissimo: Aveva una bianchezza grande, le corna ben ricurve, pareva assai mansueto, ruzzava anch’egli sul lido, e soavemente mugliava; onde ad Europa venne ardire di salirgli sul dorso.
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