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      Poichè tosto ritornerai su, chè, pensomi, spetta a te di riviver dimani, se mai ti avvieni in Menippo il cinico (lo troverai in Corinto presso il Craneo, o nel Liceo, deridendo i filosofi che si bisticcian tra loro), digli così: O Menippo, Diogene ti esorta, se hai riso a bastanza delle cose della terra, a venir qui, dove riderai di più ancora. Costà il riso aveva sempre un certo dubbio, quel tale dubbio: chi sa bene quel che sarà dopo la vita? ma qui non cesserai di ridere di tutto cuore, come fo io adesso; massime quando vedrai i ricchi, i satrapi, i tiranni così miseri e trasfigurati che si riconoscono ai soli lamenti; e come son codardi ed ignobili quando ricordano chi furono nel mondo. Digli questo: e di più che si porti la bisaccia piena di lupini assai, di un uovo lustrale, e di qualche altra coserella trovata in qualche trivio, o sovra una mensa consacrata ad Ecate.
      Polluce. Glielo dirò, o Diogene: ma affinchè io possa riconoscerlo, che fattezze ha egli?
      Diogene. È vecchio, è calvo, con un mantello sbrandellato che muovesi ad ogni poco di vento ed è rattoppato di vari colori; ride sempre, e spesso motteggia cotesti filosofi vanitosi.
      Polluce. A questi segni è facile riconoscerlo.
      Diogene. Vuoi che ti dica ancor due parole da riferirle ai filosofi?
      Polluce. Di’ pure: le parole non pesano.
      Diogene. Non altro che questo: ammoniscili che smettano le inezie, e il contender degli universali, e il mettersi le corna tra loro, e il far coccodrilli, o il riempir la mente di quistioni difficili.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Primo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1861 pagine 494

   





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