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      Lampico. Lampico, re de’ Geloi.
      Mercurio. E ti presenti, o Lampico, con tutta questa roba indosso?
      Lampico. E che, o Mercurio? un re doveva venir nudo?
      Mercurio. Qui non c’è re, ma ben morti: deponila.
      Lampico. Ecco, ho gittata la ricchezza.
      Mercurio. Getta anche la grandigia, o Lampico, e la superbia: chè la barca n’affonderebbe.
      Lampico. Almeno ch’io m’abbia il diadema e il paludamento.
      Mercurio. Niente: giù anche questo.
      Lampico. Sia. Che più? Ho lasciato ogni cosa, come vedi.
      Mercurio. E la crudeltà, e la stoltezza, e la violenza, e il furore, tutto questo devi lasciare.
      Lampico. Eccomi spoglio di tutto.
      Mercurio. Ora entra. E tu ben tarchiato e carnuto chi se’?
      Damasia. Damasia l’atleta.
      Mercurio. Ben mi parevi: mi sovviene d’averti veduto spesso nelle palestre.
      Damasia. Sì, o Mercurio: e ricevimi, che son nudo.
      Mercurio. Nudo no, o caro mio, con tante carni addosso: però deponile, chè faresti andar giù la barca se vi mettessi pure l’un de’ piedi, ma getta coteste corone e i bandi delle tue vittorie.
      Damasia. Vedimi, or sono veramente nudo, e di tanto peso quanto gli altri morti.
      Mercurio. Così leggiero sta bene. E tu, o Cratone, che hai gettato via le ricchezze, le morbidezze ed il lusso, non portare la veste in cui ti han sepolto, nè le dignità degli antenati: lascia e nobiltà e gloria e onori avuti dai cittadini, e iscrizioni poste alle tue statue, e il vanto di avere un gran sepolcro: chè tutte queste cose pesano anche a ricordarle.
      Cratone. Con dolore, ma le getto; come posso altramente?


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Primo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1861 pagine 494

   





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