Gli uomini non la pensan così di me, ma mi fanno emulo di Bacco e di Ercole. Eppure quell’Aorno(56) che non fu preso da nessuno di questi due, io solo superai.
Filippo. Ve’ che parli come figliuolo d’Ammone, pareggiandoti ad Ercole e a Bacco? E non ti vergogni, o Alessandro? e non la smetti cotesta boria? non riconosci te stesso, e vedi che ora sei un’ombra?
15.
Achille ed Antiloco.
Antiloco. Che hai detto testò ad Ulisse intorno alla morte, o Achille; che parole ignobili ed indegne dell’uno e l’altro tuo maestro, Chirone e Fenice! T’ho udito quando dicevi voler piuttosto esser lavoratore e garzone di poveri contadini, al quale Non basti il cibo a sostentar la vita, che esser re di tutti i morti. Questa vigliaccheria forse stava bene a dirla un Frigio timido e troppo amante della vita; ma il figliuol di Peleo, il più coraggioso degli eroi, pensare sì bassamente di sè, è una vergogna, è un contraddire a quello che tu hai operato nella vita; tu che potendo regnar inglorioso per lungo tempo nella Ftiotide, volesti meglio la morte con bella gloria.
Achille. O figliuolo di Nestore, io allora ignoravo come stesser le cose quaggiù, e non sapendo il meglio, scelsi la misera glorietta della vita: ma ora capisco come essa è inutile, e che quanto se ne dice da quei di lassù, son canzoni. I morti son tutti pari: quella bellezza, quella forza non c’è più, o Antiloco: tutti siamo nello stesso buio, tutti simili, e l’uno in nulla differente dall’altro: nè le ombre de’ Troiani mi temono, nè quelle degli Achei mi onorano; ma perfetta eguaglianza, tutti morti d’una fatta e i malvagi ed i buoni.
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