Menippo. Dunque egli era un sofista, e non disprezzava veramente la morte?
Cerbero. No: ma come la vide inevitabile, la prese con certa boria, come se patisse volentieri quel che per necessità doveva patire, per farsi ammirare da chi lo vedeva. E di tutti cotestoro io potrei dirti che sino alla buca sono arditi e forti; ma qui dentro, qui sia la pruova vera.
Menippo. Ed io qual ti parvi quando ci discesi?
Cerbero. Degno della razza tu solo, o Menippo; e Diogene prima di te: perchè voi non ci entraste nè costretti nè spinti, ma vogliosi, ridenti, e dicendo corna di tutti.
22.
Caronte, Menippo e Mercurio.
Caronte. Paga il nolo, o malvagio.
Menippo. Grida come ti piace, o Caronte.
Caronte. Pagami, ti dico; io t’ho tragittato.
Menippo. Non ti può dare chi non ha.
Caronte. E c’è chi non ha un obolo?
Menippo. Se ci sia non so; ma io non l’ho.
Caronte. Or io, per Plutone, ti strangolerò, so tu non mi paghi, o scellerato.
Menippo. Ed io con questo bastone ti farò il capo in due.
Caronte. Ed avrai fatto gratuitamente un tragitto sì lungo?
Menippo. Ti paghi Mercurio per me, chè egli mi ti ha consegnato.
Mercurio. Per Giove, saria un bell’affare pagare anche i debiti dei morti.
Caronte. Io non ti lascerò.
Menippo. Anzi tira la barca a terra, e rimanti. Ma quel che io non ho, come io posso dartelo?
Caronte. E non sapevi che dovevi portarlo teco?
Menippo. Sapevo, ma non avevo. E che? per questo io doveva non poter morire?
Caronte. Dunque tu solo ti vanterai di esser passato a ufo?
Menippo. A ufo no: io ho aggottato, t’ho aiutato a remare, e fra tutti i passeggieri io solo ho pianto.
| |
Menippo Diogene Menippo Mercurio Caronte Plutone Mercurio Giove
|