Sì, o signore; ma la passione è troppa.
Plutone. Bene, aspetta: ci verrà ella a suo tempo, e non accade che tu vada sopra.
Protesilao. Ma l’aspettare mi crucia assai, o Plutone. Deh, tu fosti innamorato, e sai che cosa è amore.
Plutone. Ma che ti gioverebbe rivivere un solo giorno, e poi tornare alle stesse smanie?
Protesilao. Io la persuaderei a venirsene con me: e tu, invece di uno, riavresti due morti.
Plutone. Non è lecita questa cosa, e non è mai avvenuto.
Protesilao. Ricòrdati bene, o Plutone. Ad Orfeo per la stessa cagione voi concedeste Euridice, e deste la mia congiunta Alceste ad Ercole graziosamente.
Plutone. E vuoi così con cotesto teschio nudo e brutto comparire innanzi a quella tua bella sposa? E come ella ti si farà vicino, se non potrà riconoscerti? Ti dico che ella avrà paura, e fuggirà: e tu avrai fatto indarno tanta via.
Proserpina. A questo, o marito mio, tu puoi rimediare: comanda a Mercurio, che, come Protesilao giunge alla luce, lo tocchi con la verga, e lo rifaccia bel giovane come era quando entrava nel talamo.
Plutone. Giacchè così piace anche a Proserpina, sia costui rimenato su, e rifatto sposo novello. Ma ve’, ricòrdati, non più di un sol giorno.
24.
Diogene e Mausolo.
Diogene. O quanta boria! E su che la fondi, o Cario, che vuoi essere onorato da tutti noi?
Mausolo. Sul regno, o Sinopeo; io fui re di tutta la Caria, signoreggiai gran parte della Lidia, sottomisi molte isole, e soggiogai molti paesi della Jonia sino a Mileto: ero bello, aitante della persona, prode in guerra: e, quel che più è, in Alicarnasso ho sopra di me un sepolcro grandissimo, e tale che nessun morto ha il simile per bellezza, ornato di maravigliose statue di cavalli e di uomini, fatto di bellissimi marmi; sì che neppure un tempio si troveria sì magnifico.
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