Chi m’esortava a spregiar le ricchezze, e credere cosa indifferente il possederle: e chi all’opposto dimostrava che la ricchezza è anche essa un bene. E le cose che dicevano di questo mondo, chi te le può contare? Ogni giorno m’empievano d’idee, d’incorporei, di atomi, di vuoto, e di tanti altri maladetti nomi, che mi facevan venire la nausea. La maggiore stranezza era che ciascuno parlando di cose oppostissime tra loro, te ne dava ragioni forti e persuasive: sicchè a chi ti diceva la cosa è calda, e a chi ti diceva la è fredda, tu non avevi che rispondere, benchè sapessi benissimo che una cosa non può essere calda e fredda nello stesso tempo. Onde io chinava il capo come quei che sonnecchiano, ed ora accennava di sì, ed ora di no. E ci scòrsi un’altra stranezza maggiore di questa, che in costoro io trovavo i detti rovescio dei fatti: chi predicava spregiar le ricchezze, le teneva afferrate coi denti, litigava per usure, insegnava a prezzo, ogni cosa faceva per danari: chi spregiava la gloria, si sbracciava per acquistarla: quasi tutti biasimavano pubblicamente il piacere, ed in privato non si attaccavano che al solo piacere. Perduta adunque anche questa speranza, me ne stavo di assai mala voglia, benchè mi consolassi un po’ a pensare di non esser solo, ma essere con tanti e tanti uomini sapienti e famosi per dottrina, anch’io all’oscuro e non sapere la verità. Una notte, non potendoci dormire, pensai di andare a Babilonia, e chiedere l’aiuto di un di quei maghi, discepoli e successori di Zoroastro, avendo udito a dire che essi con certe magie ed incantesimi aprono le porte dell’inferno, vi conducono chi vuole andarvi, senza pericolo, e lo rimenano su.
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Babilonia Zoroastro
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