Il miglior partito adunque mi parve questo, con un po’ di danaro prendermi uno di essi a guida, e discendere da Tiresia, il Beoto, per saper da lui, che fu indovino e sapiente, quale è la migliore vita che deve scegliere un uomo prudente. E così salto di letto, e diritto a Babilonia; dove giunto, trovo un Caldeo che era un gran savio, un uomo divino nell’arte sua, un vecchione bianco con una barba venerabile, chiamato Mitrobarzane. Lo pregai molto e ripregai, ed a fatica ottenni da lui, per quel prezzo che ei volle, di guidarmi per la via. Il mago adunque per ventinove giorni, cominciando con la luna nuova, mi lavò, conducendomi per tempissimo ogni mattina su la riva dell’Eufrate; e rivolto all’oriente recitava una lunga canzone, della quale io non intendeva molto, perchè, come fanno questi asini di banditori nei giuochi, ei rappallottolava e confondeva le parole: se non che mi pareva che egli invocasse alcuni spiriti. Dopo la canzone mi sputava tre volte in faccia: ed io al ritorno non guardavo in faccia nessuno di quelli che incontravo. Nostro cibo erano le coccole degli alberi, bevanda il latte, l’idromele, e l’acqua del Coaspe,(60) il letto allo scoperto su l’erba. Fatti questi preparamenti, verso la mezza notte mi menò sul Tigri, e quivi mi purificò, mi nettò, mi mondò, girandomi intorno con teda, scilla, ed altre cose, e mormorando quella sua canzone: e poi che m’ebbe tutto incantato ed aggirato, mi rimenò a casa facendomi camminare a ritroso, per non farmi offendere dalle fantasime.
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