Così sono anche le cose umane, come mi parvero allora che vidi quello spettacolo.
Filonide. E dimmi, o Menippo, quei che hanno magnifici e grandi sepolcri su la terra, e colonne, e statue, ed iscrizioni, non sono laggiù onorati più degli altri morti?
Menippo. Bah! se avessi visto Mausolo (quel di Caria, che è tanto famoso pel suo sepolcro), non avresti finito di ridere: miseramente gettato in un angolo, e nascosto nella turba degli altri morti, aveva tanto piacere, credo io, del suo monumento, quanto era il peso che si sentiva gravar di sopra. Chè, o amico mio, quando Eaco ha misurato a ciascuno il suo luogo (che al più è d’un piede) si deve rimanere lì alla misura assegnata. E avresti riso molto di più se avessi visto quelli che fra noi sono re e satrapi, esser mendichi laggiù, e fare i salumai per bisogno,(61 o insegnare a leggere, e chiunque gl’ingiuria e gli schiaffeggia come omicciattoli da nulla. Quando vidi Filippo il Macedone, non potevo tenermi dal ridere di lui, che mi fu additato in un angolo, che rattoppava ciabatte. Ed era a vedere molti altri re in su le vie, che cercavano limosina, e Serse, e Dario, e Policrate.(62
Filonide. Mi conti cose strane dei re, e quasi incredibili. E Socrate che fa, e Diogene, e qualche altro sapiente?
Menippo. Socrate anche lì passeggia e dice il motto a tutti: stassene con Palamede, e Ulisse, e Nestore, e qualche altro morto ciarliero; ed ha le gambe ancora gonfie pel veleno bevuto. Il buon Diogene s’è allogato vicino a Sardanapalo d’Assiria, a Mida di Frigia, e ad altri ricconi; e quando li ode piangere e rammentare l’antica fortuna, ei ride e sciala, e sdraiato a terra, canta con un gran vocione che copre i loro lamenti: onde essi se ne sdegnano, e pensano di sloggiare di lì, non potendo sopportare Diogene.
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