Che burrasca allora patimmo! Egli si mise a cantare una canzone infausta ai naviganti, onde Nettuno adunò le nubi, sconvolse il mare agitandolo col tridente come con una mestola, suscitò tutte le procelle: il mare gorgogliava sotto le parole: le ondate, e l’oscurità eran sì grandi che per poco la nave non ci andò sossopra: egli si mareggiò e vomitò molti versi con tutta Scilla, Cariddi, e il Ciclope. Era naturale adunque che di quel gran vomito mi fosse restato qualche cosa. Ma dimmi
Chi è quel grande, sì membruto e forte,
Che tanto sovra gli uomini s’innalzaDi tutto il capo e delle late spalle.(66
Mercurio. È Milone, l’atleta di Crotone: i Greci lo applaudiscono perchè s’ha levato in collo un toro, e lo porta per mezzo lo stadio.
Caronte. Quanto più giustamente applaudirebbero me, che tra poco t’afferrerò Milone e te lo getterò nel battello, quando ei verrà tra noi atterrato dalla Morte, invincibile atleta che gli darà un gambetto quando ei meno se l’attende? Piangerà egli allora ricordando queste corone e questi applausi: ora va superbo perchè porta in collo un toro. Ma che? pensa egli che dovrà morire?
Mercurio. Come pensare ora alla morte egli sì giovane e sì vigoroso?
Caronte. Lasciamolo stare: riderem di lui quando farà il tragitto, e non avrà forza di sollevare non che un toro, un moscherino. Ma dimmi ancora: Chi è quest’altro d’aspetto sì grave? alle vesti non par greco.
Mercurio. È Ciro figliuol di Cambise, che ha tolto l’impero ai Medi e l’ha dato ai Persi: testè ha domato gli Assirii, s’è insignorito di Babilonia; ed ora si prepara contro la Lidia, acciocchè, vinto Creso, diventi signore del mondo.
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