In su l’entrata abitano le Ore, che sono le portinaie: poi Iride e Mercurio, che sono corrieri e procaccini di Giove: appresso è la bottega di Vulcano piena di tante belle opere della sua arte; e poi le case degli Dei, e la reggia di Giove, costruite ed ornate mirabilmente per man di Vulcano. Gl’Iddii seggendo intorno a Giove (giacchè siam tanto su, bisogna sollevare lo stile) tengono gli occhi alla terra, e sbirciano per ogni parte se veggono fuoco acceso, che sollevi pingue odore su vorticoso fumo. E se uno fa sacrifizio, tutti essi scialano, a bocca aperta ingoiano quel fumo, e bevono il sangue delle vittime, caduto intorno all’are, come fanno le mosche. Se poi mangiano in casa loro, il banchetto è di néttare e di ambrosia. Una volta anche alcuni uomini mangiavano e bevevano con loro, Issione e Tantalo; ma perchè furono insolenti e chiacchieroni, ebbero lo sfratto ed una pena che ancora dura: e da allora in poi il cielo fu chiuso ai mortali, e non vi si può più entrare.
Questa è la vita degli Dei. E però gli uomini si accordano bene a queste cose nel culto che prestano. Primamente hanno consacrato loro le selve, i monti, gli uccelli, e ciascuna pianta ad un dio: poi se li hanno spartiti, ciascuno adora il suo, e lo tiene come suo cittadino: i Delfi e i Delii tengono Apollo, gli Ateniesi Atena (la simiglianza del nome prova la cittadinanza), gli Argivi Giunone, i Migdonii Rea, i Pafii Venere. I Cretesi poi dicono che Giove non solo è nato ed allevato tra essi, ma ne mostrano anche la tomba: onde noi ci siamo ingannati per tanto tempo a credere che Giove tuona, e piove, e governa il mondo, e non sapevam che da un pezzo egli è morto e sepolto in Creta.
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