Infine accende il fuoco, e vi pone su o la capra ravvolta nella sua pelle, o la pecora nel suo vello: e il sacro fumo sale in alto, e lentamente va sperdendosi nell’aere.
Lo Scita sdegnando ed avendo a vile ogni altra vittima, offre gli uomini stessi in sacrifizio a Diana, e così si rende propizia la Dea. E tutto questo passi pure; come ancora ciò che fanno gli Assirii, i Frigii, i Lidii. Ma se vai in Egitto, allora, oh! allora vedrai molte cose venerabili e veramente degne del cielo: Giove col capo di montone, il povero Mercurio con una testa di cane, Pane tutto caprone, e quale dio è un ibi, quale un coccodrillo, quale una scimmia.
Se lo ’mperchè vorrai saperne a fondo,
udirai quei loro sapientoni, quei loro scribi, quei loro profeti con la zucca rasa che ti contano (dopo di aver detto secondo l’usanza: Uscite delle porte, o profani), che per la gran guerra e la rivolta dei giganti, gli Dei sbigottiti vennero in Egitto, per nascondersi dai loro nemici; e quivi per la gran paura entrarono chi in corpo ad una capra, chi ad un montone, altri divenne fiera, altri uccello: e però serbano ancora quelle forme che allora presero: e che tutte queste cose punto per punto stanno scritte nei santuari de’ loro templi da più di diecimila anni. I loro sacrifizi sono come i nostri: se non che mentre la vittima manda gli ultimi lamenti, ei le stanno intorno e si picchiano il petto: e dopo di averla uccisa, senz’altro la sepelliscono. Ma se muore Api, che è il loro più grande iddio, non v’è zerbino che coltivi chioma, il quale non se la rada e non mostri il suo dolore su la zucca rasa, v’avesse anche il riccio porporino di Niso.
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