Mercurio. Interrogalo pure.
Compratore. Donde se’ tu?
Pitagora. Di Samo.
Compratore. E dove imparasti?
Pitagora. In Egitto, da quei sapienti.
Compratore. Orbè, s’io ti compero, che cosa m’insegnerai?
Pitagora. Niente t’insegnerò, ma ti farò ricordare.
Compratore. Come mi farai ricordare?
Pitagora. Rendendoti pura l’anima, e mondandola d’ogni sozzura.
Compratore. Fa conto ch’io sia già puro, come io mi ricorderò?
Pitagora. Primamente con un silenzio lungo, col non aprir bocca nè formare parola per cinque anni interi.
Compratore. Va’ ad ammaestrare il figliuolo di Creso: ch’io voglio chiacchierare, io, e non essere statua. E dopo quel silenzio, e quei cinque anni?
Pitagora. Ti eserciterai nella musica e nella geometria.
Compratore. Tu canzoni: ei bisogna prima diventar citarista, e poi sapiente?
Pitagora. Dopo di queste saprai l’aritmetica.
Compratore. Io la so ora l’aritmetica.
Pitagora. E come conti?
Compratore. Uno, due, tre, quattro.
Pitagora. Vedi? quel che a te par quattro è dieci, il triangolo perfetto, il nostro giuramento.(69)
Compratore. Egli è un gran giuramento per quattro! io non ho udito mai discorsi più divini e più sacri.
Pitagora. Dipoi, o forestiero, tu saprai che cosa sono la terra, l’aria, l’acqua, ed il fuoco; e che forma hanno, e come si muovono.
Compratore. Han forma il fuoco, l’aria, e l’acqua?
Pitagora. E molto visibile: perchè senza forma e senza figura non avrebbero la qualità di muoversi. Ed appresso di questo conoscerai che la Divinità è un numero ed un’armonia.
Compratore.
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