Giove. Sì, lui.
Mercurio. O tu che porti la bisaccia, e la tunica senza maniche, vieni, e gira un po’ intorno all’adunanza. Vendo una vita maschia, una vita ottima e coraggiosa, una vita libera: chi la compera?
Compratore. O banditore, che dici? tu vendi un libero?
Mercurio. Io sì.
Compratore. E non temi che ti accusi di venderlo come schiavo, e ti citi innanzi l’Areopago?
Mercurio. Non gl’importa niente d’esser venduto: perchè crede che in ogni modo egli è libero.
Compratore. E che si potria fare di uno così sozzo e misero e lacero? appena fargli zappar la terra o portare acqua.
Mercurio. Potria fare anche il portinaio, assai più fedelmente dei cani. Sta’ certo: egli ha tutto del cane, anche il nome.(71)
Compratore. Di che paese egli è? e che dice di sapere?
Mercurio. Dimandane lui; chè è meglio così.
Compratore. Quella cera scura e severa mi fa temere che s’io me gli avvicino, non abbai e non mi morda. Vedi come solleva il bastone, aggrotta le sopracciglia, e guarda in torto e minaccioso?
Mercurio. Non temere: è cane domestico.
Compratore. Dimmi prima, o dabben uomo, di che paese tu se’?
Diogene. D’ogni paese.
Compratore. Che intendi dire?
Diogene. Che son cittadino del mondo.
Compratore. Di chi sei seguace?
Diogene. D’Ercole.
Compratore. E perchè non vesti anche la pelle del leone? La clava l’hai come lui.
Diogene. Questo mantello è per me pelle di lione. Come Ercole fo guerra ai piaceri; e non per comando, come lui, ma da me, ho preso l’uffizio di purgare la vita umana.
Compratore. Bell’uffizio: ma che sai particolarmente? che arte hai?
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Areopago Ercole Ercole
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