Diogene. Io sono il liberatore degli uomini, il medico delle loro passioni: in somma io sono il profeta della verità e della franchezza.
Compratore. Orbè, o profeta: e se io ti compero, in che modo tu mi ammaestrerai?
Diogene. Se io ti prendo a discepolo, ti svesto della mollezza, ti chiudo nella povertà, e in questo mantello. Ti obbligherò a faticare, stancarti, dormire a terra, bere acqua, nutrirti d’ogni cibo a caso. Se avrai ricchezze, e vorrai ascoltar me, le getterai in mare. Di moglie, di figliuoli, di patria non ti darai un pensiero, saran niente per te: e lasciando la casa paterna, abiterai un sepolcro, una torre abbandonata, o anche una botte. Porterai la bisaccia piena di lupini e di scartafacci zeppi di scrittura: e in questo arnese dirai d’esser più felice del gran re. Se ti frustano o ti collano dirai che non è dolore.
Compratore. Che dici? le frustate non fan dolore? io non ho la pelle come il guscio della testuggine o del granchio.
Diogene. Seguirai la massima di Euripide, con leggiero mutamento.
Compratore. Qual massima?
Diogene. Il cuore soffre, sì; la lingua dice, no.(72) Le qualità che devi avere, son queste: esser sfrontato ed arrogante, insultar tutti egualmente, senza aver rispetto a re o a privati: e così tutti ti ammireranno e ti terranno per coraggioso. Devi avere un parlare barbaro, una voce stridente come un cane, un viso arcigno, un andare strano, ogni cosa della bestia selvaggia: nè pudore, nè dolcezza, nè moderazione, nè punto di rossore in faccia. Va’ nei luoghi più frequentati, e quivi rimanti solo, disdegna tutti, fuggi l’amicizia e l’ospitalità, che manderebbero in rovina quel tuo regno.
| |
Euripide
|