Fa’ in pubblico quello che altri arrossirebbe di fare in privato, le più ridicole e sozze lascivie. Infine, quando te ne viene la voglia, muori mangiando un polpo crudo o una seppia.(73) Questa è la felicità che io ti prometto.
Compratore. Va’ via, son cose sozze e da bestia.
Diogene. Ma sono facili, e tutti possono metterle in pratica: non hai bisogno d’ammaestramenti, di discorsi, e di altre sciocchezze, ma così per una scorciatoia giungi alla gloria. E se anche sei un dappoco, un ciabattino, un salumaio, un fabbro, un gabelliere, tu diventerai un uom d’assai se ti mostri audace ed impudente, e sai insultare bravamente.
Compratore. Va’, non ho bisogno di te: ma forse potresti fare il navalestro, o talvolta l’ortolano. Se ti voglion rilasciare al più per due oboli....
Mercurio. Prendilo: ce ne sbrigherem con piacere: costui strilla, insulta, sermoneggia, mette scompiglio in tutti, ed ha il fistolo in corpo.
Giove. Chiama un altro, quel di Cirene, quell’ornato di porpora e di corone.
Mercurio. Zitti, attenti tutti: questo è fior di roba, e ci vuole un ricco a comperarlo. Questa è vita dolcissima, è vita beatissima. Chi desidera la delicatezza? chi compera tutte le morbidezze?
Compratore. Fàtti qui, e dimmi che sai fare, chè ti compererò io, se sei da qualche cosa.
Mercurio. Non molestarlo, o buon uomo, non dimandarlo: è ubbriaco, e non ti risponderebbe, chè, come vedi, la lingua gli casca fuori.
Compratore. E qual uomo di senno vorria comperare uno schiavo sì fradicio e rotto? come odora d’unguenti! come balena, e tentenna su le gambe.
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Cirene
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