Eraclito. O forestiero, io credo che tutte le cose umane sono triste e deplorabili, e tutte sono soggette alla morte: però sento pietà di voi, e piango. Il presente non mi par bello; il futuro mi scuora assai, e vi dico che il mondo anderà in fiamme ed in rovine. Io piango che niente è stabile, tutto si rimescola e si confonde: il piacere diventa dispiacere; la scienza, ignoranza; la grandezza, piccolezza; tutto va sossopra, e gira, e cangia nel giuoco del secolo.(74)
Compratore. E che cosa è il secolo?
Eraclito. Un fanciullo che scherza, che giuoca a dama, che va all’impazzata.
Compratore. E che cosa son gli uomini?
Eraclito. Dei mortali.
Compratore. E gli Dei?
Eraclito. Uomini immortali.
Compratore. Tu parli con enigmi ed indovinelli: pari l’oracolo, t’abbindoli, e non dici niente.
Eraclito. I’ non mi curo di voi.
Compratore. E nessun uomo di senno ti compererà.
Eraclito. Ed io vi dico, piangete tutti come fanciulli, compratori e non compratori.
Compratore. Questo poveretto è pazzo malinconico. Per me non vo’ comperare nè l’uno nè l’altro.
Mercurio. Ed anche questi rimangono a noi.
Giove. Mettine al bando un altro.
Mercurio. Vuoi quell’ateniese, quel ciarliero?
Giove. Quello sì.
Mercurio. Vieni qua tu. Noi mettiamo al bando una vita buona e sennata: chi compera questo santo?
Compratore. Dimmi, che conosci tu specialmente?
Socrate. Io sono amatore di giovanetti, e dottissimo nell’arte di amare.
Compratore. E come io ti compererò? Io avrei bisogno d’un precettore per un mio figliuolo, che è bel giovanetto.
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