Socrate. Io sarei il caso per un bel giovanetto. I’ non amo la bellezza del corpo, ma quella dell’anima. Non temere: nessuno di quelli che giacciono meco sotto lo stesso coltrone ti direbbe cosa disonesta di me.
Compratore. Pare incredibile: tu che ami i giovani, non ti curi più in là dell’anima loro: e li hai in tua balía, e sotto lo stesso coltrone.
Socrate. Oh, te lo giuro pel cane e pel platano: così è.
Compratore. Per Ercole! che nuova razza di Dei.
Socrate. Che dici tu? E non tieni per dio il cane? E non sai che dio è Anubi agli Egiziani? e Sirio in cielo, e Cerbero in inferno?
Compratore. Hai ragione: ho sbagliato io. Ma in che modo tu vivi?
Socrate. Abito una città che m’ho fabbricata io stesso, dove serbo usanze nuove, e vivo secondo leggi fatte da me.
Compratore. Vorrei saper una di coteste leggi.
Socrate. Eccoti la principale ch’io ho fatta intorno alle donne: nessuna è di nessuno particolare, ma di chiunque vorrà mescolarsi con lei.
Compratore. Che diamine dici? abolir le leggi sull’adulterio?
Socrate. Sì, per Giove: e tutte le inezie di simil fatta.
Compratore. E dei giovanetti?
Socrate. Anch’essi con un loro bacio daranno premio agli uomini più chiari e più valorosi.
Compratore. Cappita, che premio! Ma quale è il punto principale della tua sapienza?
Socrate. Le idee, e gli esemplari di tutti gli enti. Tutto quello che vedi, la terra, quanto è su la terra, il cielo, il mare, tutte queste cose hanno loro esemplari o immagini invisibili, che son fuori l’universo.
Compratore. E dove stanno?
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Ercole Anubi Egiziani Sirio Cerbero Giove
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