Assaltiamolo tutti: serriamo gli scudi: Le bisacce stringiamo alle bisacce, e i bastoni ai bastoni: è nemico comune; ci ha offesi tutti. E tu, o Diogene, mena la tua brava mazza, come una volta: non dare indietro: facciamogli pagar la pena delle sue calunnie. E che? voi vi ristate, o Epicuro, o Aristippo? questo sconviene:
Siate prodi, o sapienti, e ricordateDella vostr’ira impetuosa.
Stringilo più da presso, o Aristotele. Bene: è presa la belva. Ci sei capitato, o malvagio! or ora saprai chi son quelli che hai offesi. In che modo ora lo puniremo? Inventiamo una morte lunga, affinchè tutti ce ne possiam saziare: ei meriterebbe che ciascuno di noi gli desse sette volte la morte.
Platone. Per me, io dico crocifiggiamolo.
Un filosofo. Sì, e prima flagelliamolo.
Altro filosofo. Caviamogli tuttaddue gli occhi.
Terzo filosofo. Innanzi tutto strappiamogli la lingua.
Socrate. E tu, che ne dici, o Empedocle?
Empedocle. Precipitiamolo nei crateri dell’Etna, e così impari a non oltraggiare chi è da più di lui.
Platone. Saria meglio che, come Orfeo o Penteo,
Perisca sotto i sassi minuzzato,
e ciascuno di noi se ne prendesse un pezzo.
Luciano. No, no: deh, per Giove dio de’ supplicanti, non m’uccidete.
Socrate. È deciso: non ci scapperai più. Sai tu come dice Omero?
Non v’è patto tra gli uomini e i lioni.
Luciano. Ed io vi supplicherò con Omero. Forse voi rispetterete i suoi versi che io vi reciterò, e non mi ucciderete.(79)
Salvatemi la vita, io non son tristo,
E vi darò riscatto prezïoso,
E rame, ed oro, che anche ai saggi piace.
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